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A settant’anni abbaia ancora il mastino di Wall Street

"L’organismo di controllo della borsa Usa ha vissuto momenti di crisi, come con il caso Enron", dice l’editorialista di Repubblica. Intervista a Federico Rampini.

di Francesco Maggio

Settant?anni, e non li dimostra. O meglio, fino a due anni fa ne dimostrava molti di più. Le rughe della Sec-Securities and Exchange Commission erano più vistose. Sembrava che il suo destino fosse ormai segnato, che avesse fatto il suo tempo per via della progressiva perdita di autorevolezza accumulata. Dopo gli scandali Enron e Worldcom, però, fu varata la legge Sarbanes-Oxley che fece ben più di un lifting all?organismo di controllo della Borsa americana, gli conferì nuovi poteri e mezzi finanziari e oggi, che spegne le sue prime 70 candeline, la Sec sembra aver riacquistato credibilità. Già, perché il 7 giugno cade questo importante anniversario. E con Federico Rampini, editorialista e inviato de La Repubblica a San Francisco, da pochi giorni in libreria con Tutti gli uomini del presidente (Carocci editore), tracciamo un bilancio di questi quasi tre quarti di secolo di vita del ?mastino? di Wall Street.
Vita: Perché nasce la Sec?
Federico Rampini: La Sec viene fondata quando l?America comincia finalmente a imparare la lezione del grande crack del 1929, generato da due cause principali. La prima fu di tipo macroeconomico: vi era stata una crisi da sovrapproduzione, una tipica crisi ciclica del capitalismo mondiale, non solo americano. C?era stata, però, anche una specificità finanziaria tutta statunitense di questa crisi, aggravata da falle vistose nei sistemi delle regole e dei controlli. In particolare, era diffusissima l?abitudine di investire in Borsa comprando azioni ?allo scoperto?, indebitandosi con le banche che prendevano come garanzia le azioni stesse, tipico meccanismo da bolla finanziaria viziosa. Ma anche la vigilanza bancaria era molto primitiva, quindi bisognava costruire tutta un?impalcatura di nuove regole per avere un mercato serio, trasparente.
Vita: Per questo fu istituita la Sec?.
Rampini: Già. Tra l?altro c?è un aneddoto curioso: il suo primo presidente fu Joseph Kennedy, papà di John, il quale non godeva di una buona reputazione. Anzi. Joseph Kennedy, immigrato irlandese, si era costruito una fortuna personale come broker di Borsa con metodi piuttosto dubbi in quanto a onestà. Però forse proprio perché era un ?bandito? conosceva bene i colleghi, e a volte non c?è niente di meglio che promuovere sceriffo il bandito, perché è uno che sa come mettere ordine nel suo ambiente. Sta di fatto che la Sec, come istituzione dotata di grandi poteri, credibilità, autorevolezza e strumenti di sanzione fa fare un salto di qualità storico al capitalismo americano. È da quel momento che Wall Street diventa la piazza finanziaria più importante del mondo.
Vita: In questi 70 anni la Sec ha fatto sempre bene?
Rampini: No, ci sono state parecchie ombre. È chiaro, per esempio, che il caso Enron è stata una pagina buia nella sua storia. La Sec negli anni folli della new economy ha un po? dormito sugli allori, non ha esercitato con sufficiente prontezza, severità e aggressività il suo potere e, per questo, molte critiche le sono piovute addosso da più parti. Persino un suo ex presidente, Arthur Levitt, ha vuotato il sacco in un libro, intitolato Take on the street, che ha avuto molto successo negli Usa, lamentando il fatto che durante gli anni 90 avesse più volte chiesto al Congresso americano che i poteri della Sec venissero rafforzati per tenere conto della evoluzione dei mercati finanziari, diventati sempre più complessi e difficili da regolare. Poteri che il Congresso gli negò, non di rado su pressione delle lobby delle banche d?affari, delle grandi compagnie di assicurazione, dei fondi comuni.
Vita: La Sarbanes-Oxley ha migliorato l?efficienza della Sec?
Rampini: Senza dubbio si tratta di una buona legge. Non ha risolto tutti i problemi ma è il risultato di una risposta rapida alle degenerazioni provocate dagli scandali finanziari. La legge ha dato nuovi poteri all?organismo e ha anche creato una nuova Sec, nel senso che oggi negli Usa c?è un organo di vigilanza specifico sulle società di revisione contabile, che prima non esisteva. Anche se bisogna aggiungere che oggi il principale fustigatore del malcostume finanziario americano è il procuratore generale di New York, Eliot Spitzer.
Vita: È possibile fare un confronto tra la Sec e la Consob, nata anch?essa il 7 giugno, ma quarant?anni dopo?
Rampini: Il confronto va fatto perché ormai, con la globalizzazione dei mercati, esiste una sorta di competizione sistemica anche tra sistemi di regolazione. Non c?è solo la competizione tra sistemi-Paese intesi come sistemi di imprese, ma anche tra sistemi-Paese il cui esito dipende dalla qualità delle regole, dalla certezza del diritto, dall?efficienza nel far rispettare le regole. In questo senso, purtroppo, il bilancio del confronto tra Consob e Sec è molto negativo per noi. La Consob è un organo di vigilanza debole. A sua parziale discolpa si può dire che non ha mai avuto poteri così forti come quelli della Sec, cui sono attribuiti poteri inquirenti molto simili a quelli della magistratura: può costringere, per esempio, un manager sotto inchiesta a deporre sotto giuramento, pena il rischio di essere incriminato per falsa testimonianza. Detto questo, però, bisogna aggiungere che la Consob non ha mai cercato né di farsi dare dal Parlamento italiano poteri simili a quelli della Sec, né di interpretare in maniera determinata, aggressiva, i poteri che ha già.

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